Personal Foundation in vacanza

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Il mio esordio come Bookcoach è avvenuto poco più di un anno fa con un miniciclo sul Viaggio e Vacanze: l’idea era di iniziare con un tema leggero. Tale si presentava, quantomeno, ma la sorpresa era in agguato e me ne sono accorta quando ho letto il romanzo scelto per introdurre il tema: In viaggio contromano di Michael Zadoorian (marcos y marcos, Milano 2009).
I protagonisti sono Ella e John, una coppia di anziani dalla salute precaria che, in barba alle prescrizione dei medici e ai divieti dei figli, decidono di prendersi una vacanza dalle difficoltà quotidiane e intraprendere un viaggio lungo la Route 66 alla guida del loro camper, che per qualche giorno diventerà la loro casa.
Nel racconto delle loro peripezie sono ben ravvisabili tutte le fasi della riflessione sulla Personal Foundation, compreso il coraggio di uscire dalla comfort zone nell’avventurarsi in un viaggio, rivelatosi come metafora del viaggio della vita.
Noi siamo turisti. Ho finito per farmene una ragione. Io e mio marito non siamo mai stati i tipi che viaggiano per espandere la mente … Noi siamo gente che resta … Ci piace stare dove siamo. Credo che sorga spontanea la domanda: e perché mai viaggiamo? Può esserci soltanto una risposta: viaggiamo per apprezzare casa nostra … Ma la costanza può trasformarsi in una trappola. Fa parte del restringimento del tuo mondo, la visione a tunnel della vecchiaia. Con la conseguenza che non sempre riesci a riconoscere un momento perfetto, o a metterti nelle condizioni perché arrivi. Oppure a volte i momenti perfetti arrivano e tu nemmeno te ne accorgi. Per questo hai bisogno di viaggiare.
Da questo libro, che consiglio vivamente, sono scaturite numerevoli suggestioni che mi hanno ispirato un’ulteriore domanda: Quanto riesco a godermi la vacanza?
Già il fatto di essermelo domandata solo dopo i quarant’anni un grande scossone me lo ha dato, lo confesso. Poi sono emersi tanti ricordi di esperienze ed emozioni, belle certo, ma anche fastidiose: come ho avuto modo già di scrivere, una sensazione di aver dovuto sempre qualcosa a qualcuno, di aver chiesto scusa per essermi concessa il lusso di riposarmi o divertirmi all’occorrenza, precludendomi così la libertà di dedicarmi a ciò che sentivo di meritare, ossia un po’ di tregua dai continui condizionamenti e obblighi; insomma, come una sensazione di claustrofobia, anche in vacanza, e con il costante sospetto di essermi persa qualcosa di bello e importante che accadeva sempre lontano da me, senza neppure beneficiare di un sano ozio.
Ho così realizzato che qualcosa avrei dovuto cambiare nel mio approccio alla vacanza. Così, prendendo spunto dal libro, sono partita da un esercizio di memoria ricordando le vacanze del passato, chiedendomi cosa mi ha fatto stare bene e cosa avrei voluto e potuto risparmiarmi.
Mi sono poi abbandonata nel sogno di una vacanza senza alcun tipo di vincolo (economico, temporale, di salute e responsabilità): da qui il confronto con un numero indefinito di vacanze ideali e la triste constatazione di quanto troppo di rado la realtà abbia somigliato anche solo lontanamente al mio sogno.
Il secondo scossone del percorso è arrivato, poi, quando mi sono ritrovata a chiedermi: Ma perché ho permesso che ciò accadesse? e come mai non me sono mai accorta?
Dopodiché, nell’ordine, ho:
  • riconosciuto quante cose ho sempre tollerato ma non sono necessarie a me e alla mia vacanza, tra queste poi ho scelto quali tenere e di quali liberarmene immediatamente, perché del tutto inutili a me e agli altri;
  • ho stabilito quali sono i miei bisogni davvero irrinunciabili per poter godere appieno della mia vacanza e ho imparato a comunicarli all’esterno, senza alcun senso di colpa;
  • ho definito i confini entro cui voglio muovermi liberamente per impedire ad altri di invadere e calpestare il mio giardino, che nel tempo ho coltivato con enorme fatica.
Sono così giunta a una verità: per vivere vacanze il più possibile simili al mio ideale il cambiamento sarebbe dovuto partire da me, e mi sono domandata quanto ero disposta a modificare abitudini e visione della vita, ossia quanto mi sarei concessa di uscire dalla mia zona di comfort, spesso più carceriera che confortevole.
E così ho rivoluzionato il mio modo di vivere le vacanze, ho imparato e sentirmene degna e rispettare le mie esigenze; e ora so che, quando le cose cambieranno, non dovrò fare altro che rivedere il mio schemino della Personal Foundation (passato, bisogni, toleration e paletti) per rispettare la mia integrità anche in vacanza!
Spero che il mio esempio possa essere utile anche a te che stai leggendo e ti auguro buone vacanze!

 

 

 

 

 

 

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