Non esiste solo Perry Mason!

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Circa un anno fa una mia coachee, libera professionista molto in gamba nel suo settore, pativa costantemente il confronto con alcune sue competitor.
Lei usava questo termine, a me non piaceva affatto e l’avevo invitata a trovare un sinonimo, proponendole un neutro collega.
Nel suo campo era importante usare una determinata terminologia, per cui mi disse di preferire il termine competitor. Certamente non sta a me imporre agli altri il vocabolario da adottare, ciò che mi premeva era che di quel competitor a lei non rimanesse il concetto ansiolitico di rivale, piuttosto quello costruttivo di altro professionista che lavora nello stesso ambito seguendo le stesse regole.
Una fonte d’ispirazione, dunque, non un “nemico da combattere”.
Io non sono sicuramente à la page, neppure un po’, ma per me le parole sono importanti e influenzano notevolmente i miei pensieri e comportamenti.
Il termine competitor io lo posso accettare nel momento in cui c’è un concorso, una sfida, una competizione, laddove esista solo un unico primo premio o un’unica poltrona da conquistare. Altrimenti ne faccio volentieri a meno.
La mia coachee riconosceva di essere brava, tuttavia la logorava il pensiero (o il timore?) che le altre fossero migliori e più influenti di lei, spartendosi già una gran fetta di mercato; inoltre viveva con una sorta di senso di colpa il fatto di occuparsi delle stesse cose e di non aver “inventato niente”. Da qui il dilemma: “Se esistono già loro, come posso farmi strada anche io?”
Al che io le risposi: “Ma… non esiste solo Perry Mason! Esistono anche altri avvocati! E ognuno fa il proprio mestiere come lo vuole e lo sa fare! E poi, non tutti i clienti scelgono Perry Mason né possono permettersi di andare da lui… Insomma, c’è spazio per tutti!
Mi disse che il paragone le era stato utile e andammo avanti con il nostro percorso di coaching.
In questi giorni si è riproposta una situazione simile con un’altra coachee, anche lei libera professionista in un settore totalmente diverso, ma con le stesse paure: “Guardo cosa fanno gli altri e io mi sento una nullità…”
Anche per lei mi è venuto in soccorso Perry Mason (ho visto poca TV da giovane, ma di forte suggestione evidentemente!) e anche per lei l’esempio è stato calzante.
A che pro farsi paralizzare dal confronto costante con chi fa il nostro stesso mestiere?
Noi siamo il risultato delle scelte fatte, della quantità e qualità del tempo impiegato per prendere e impegnarci in quelle scelte, dei valori che ci hanno accompagnato verso quelle scelte!
Anche il nostro talento è fondamentale, certo, ma… c’è spazio per tutti!
Basta individuarlo, conquistarlo e impegnarsi per meritarlo.
E facciamocene una ragione: ci sarà sempre qualcuno più bravo di noi (o che noi percepiamo come tale) e soprattutto il successo non è mai gratis!
Non posso volere il posto dell’altro senza aver percorso i suoi medesimi passi, aver fatto le sue stesse scelte e sopportato le sue stesse rinunce!
E, qualora fosse possibile, in ogni caso non occuperei mai il suo posto perché l’altro non è me, e io non sono l’altro, deo gratias!
In sintesi, che tu sia Perry Mason o meno, in aula avrai sempre una controparte, non sarai mai l’unico… ma unico potrà essere il tuo contributo!
Che poi, a dirla tutta, non è mica detto che tutti gli avvocati operino solo in tribunale…

 

 

 

 

 

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