In questi giorni ho una parola ricorrente in testa, e la sento divincolarsi come una farfalla avviluppata in una ragnatela, nell’estremo tentativo di districarsi nell’ambiguità del suo significato:
OPPORTUNISMO
Nell’accezione positiva opportunismo equivale ad approfittare, nel limite del rispetto di regole etiche, di situazioni propizie all’ottenimento di un beneficio di qualsivoglia natura (materiale, morale, intellettuale, spirituale, fisico…)
Prendere la palla al balzo, dunque, cogliere l’opportunità di trarre vantaggio da una situazione favorevole, salendo sul treno anche in corsa.
L’altra faccia della medaglia è l’opportunismo che sfrutta una situazione, tradendo il rispetto delle regole condivise, degli impegni presi, degli interessi e sensibilità altrui; ossia un opportunismo come interesse calcolato e senza scrupoli.
Fin qui facile decidere da che parte voler stare.
Il problema sorge di fronte a situazioni in cui è difficile definirne il colore bianco o il nero, il giusto o lo sbagliato, il buono o il cattivo.
Come riconoscere, dunque, il confine sottile tra le due facce dell’opportunismo, in assenza di dati macroscopici e oggettivi che ne indichino con precisione la posizione rispetto ai codici etici?
Troppe volte mi è capitato di ricevere stimoli contrastanti da circostanze in cui ero coinvolta: da una parte accusavo il colpo di non sentirmi rispettata, dall’altra ero conscia dell’evidenza che non ci fosse dolo dall’altra parte, “solo” una visione diversa dalla mia. Ciò che io percepivo come un atto di ingiustizia, dall’altra era “solo” un modo di fare che non coincideva col mio.
Allo stesso modo, ho vissuto anche situazioni in cui l’altra persona non si è sentita rispettata da me, sebbene per me i fatti e le intenzioni smentissero la sua percezione.
Insomma, situazioni in cui non era messa in discussione la buona fede delle parti.
Non amo vivere nel sospetto, né verso gli altri, tantomeno verso me stessa.
Preferisco vivere nella fiducia.
Quindi, come fare?
Io ho deciso di affidarmi a un paio di parametri di valutazione, delle scelte mie e degli altri:
allineamento e fedeltà ai miei valori personali.
Cosa ha comportato nella pratica?
definire bene i miei valori
riconoscere somiglianze e differenze con quelli altrui
chiarire con me stessa quanto sono disposta a derogare per ottenere un risultato positivo per me o che favorisca altre persone
ri-definire la relazione con l’altra persona alla luce di queste nuove consapevolezze.
Come si suol dire, patti chiari e amicizia lunga (soprattutto con me stessa).