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Noi due come un romanzo,
di Paola Calvetti
Quell’ora in cui, ragazza, lo guardai nuotare e me ne innamorai come mai prima.
Fu quel giorno che capii.
Era davanti al mare. Anche allora.
Ed è arrivato il momento di rivolgere un pensiero nostalgico al mare che, per un cuore romantico come il mio, è spesso evocatore di amori: nati e finiti in un bacio al chiaror della luna, sfuggiti alla routine della città, traditi o sbocciati in un anello al dito; ma anche di amori assoluti tra adolescenti, che lasciano poi alla vita la libertà di decidere cosa farne, custodendo semmai negli anni il ricordo di un sentimento affidato a quei sospiri davanti al riverbero del tramonto sull’acqua.
Poi a volte succede, sì, di ritrovarsi dopo decenni e tutto può accadere.
Ti puoi ritrovare a chiederti, sconcertata, come sia possibile che il tempo cambi così tanto le (nostre percezioni delle) persone e, dopo qualche goffo scambio di sterili parole, lo saluti e stavolta lo sai che è un addio, per sempre.
O puoi ancora riconoscerti negli occhi dell’altro e accorgerti che l’amore non è mai svanito del tutto e c’era allora un motivo se non lo hai mai dimenticato:
Che effetto mi ha fatto rivederci? Il sentimento prevalente è stato di curiosità, volevo capire che uomo eri diventato. Ti ho trovato ancora bello […] e la vera sorpresa è stata la sensazione di conoscerti senza ricordare i fatti che ci riguardavano. Eri come nuovo, eppure sentivo fra noi un’intimità che cancellava la tentazione di difendermi, di proteggermi, di fingere come faccio spesso. Ero più che a mio agio: mi fidavo. Tornata a casa, mi sono cullata nella convinzione (e non ridere, per favore) che le nostre due anime se ne fossero state lì a intendersela per anni mentre noi facevamo altro e che per qualche strana ragione, una volta che si sono riviste (le anime), si sono… riconosciute.
Scopri quindi che quel sentimento acerbo tra adolescenti era un amore autentico e, nonostante gli eventi vi abbiano separati, in realtà le altre storie sono state solo auto di cortesia per proseguire nel viaggio verso l’età adulta; e sai che ritrovarlo è la migliore seconda occasione che la vita potesse concederti.
Come è successo a Emma la quale, dopo “trentuno anni, trecentosettantadue mesi, milleseicento settimane, undicimilatrecento giorni… duecentosettantunmilaseicento ore”, ritrova quel ragazzo oramai cresciuto, Federico, letteralmente tra le pagine di un libro e lo incontra poi di persona, il 10 aprile 2001, con l’emozione di chi non sa “decidere come si saluta qualcuno che ti ha rubato l’anima un numero incredibile di anni fa” ma poi si concede all’abbraccio di Federico, che la “stringe a sé con il gesto più naturale del mondo”.
E così, sfidando i dettami della comunicazione tecnologica, i due iniziano a scriversi lettere segrete, come ai vecchi tempi, recapitate e gelosamente custodite presso caselle di posta. E si raccontano delle loro rispettive vite, lei ideatrice della “libreria specializzata in amore”, lui architetto di successo momentaneamente prestato a New York. E tra un evento quotidiano e un altro gradatamente aumentano gli accenni, sempre più espliciti, ai loro reciproci sentimenti, passati e presenti, fino a quando non decidono di incontrarsi nuovamente in campo neutro, a Belle-île en mer in Francia, al primo anniversario del loro maturo appuntamento; quando scoprono con candore che non si tratta di un rimpianto del passato:
Qualcuno ha deciso di riaprire il recinto. Quella cosa, quella cosa che genericamente chiamiamo amore senza riuscire a definirne con un minimo di approssimazione i confini se non con metafore o esempi presi a prestito dalla letteratura, è davanti a me.
Anche loro, dunque, si erano lasciati allontanare, così, perché a volte la vita sa essere più forte di qualsiasi sentimento… almeno fino a quando ne si delega il controllo a qualcun altro che, pur con tutte le buone intenzioni, manovra i fili del nostro destino, e non si ha la forza di ribellarsi. Si prendono altre strade, nel frattempo si assumono ruoli e responsabilità che non è facile relegare all’angolo della coscienza e, in bilico tra sogno e realtà, ancora una volta la scelta è tra accoglierla o meno quella inaspettata seconda occasione di essere felice:
Ora vivo nella paura. Quando il sogno lentamente si compone di colpo sono sicura che ci sarà qualcuno pronto a smontarmelo pezzo a pezzo con la fastidiosa lucidità della logica. I sogni restano tali finché non arriva qualcuno a rovinarteli.
Come la scoperta di un “cuore infranto” che mette nuovamente tutto in discussione e, con pavida inerzia di fronte alla “insana voglia di provare a riscriverla, la storia, di riavvolgere il nastro del registratore e buttare giù di getto una nuova stesura”, Emma e Federico lasciano ancora una volta al caso le sorti del proprio destino.
Oppure senti che col tempo l’amore si è rinnovato in profonda amicizia, come in fondo era nato, perché la vita l’amore vero lo teneva in serbo per te per anni più maturi, quando saresti stata in grado di apprezzarlo senza rischiare di perderlo o sciuparlo per leggerezza. Ma di quell’amicizia, ora, non vorresti più farne a meno, perché sarebbe come rinunciare a una parte di te di cui per troppo tempo hai sofferto la mancanza e, ora che l’hai ritrovata, davanti allo specchio scorgi più nitidi i tuoi contorni. In fondo anche questa è una seconda occasione per te.
Comunque sia, che si tratti di amore o di amicizia, la vita a volte ci offre una seconda chance e la scelta spesso è solo nelle nostre mani: potremmo concederci il permesso di sognare, sordi alle censure della paura e liberi dalle prigioni del pudore e della prudenza; e dunque muoverci verso la realizzazione di quel desiderio eventualmente recuperato, rispondendo onestamente alle domande: cosa desidero? cosa mi concedo? ma soprattutto, cosa merito dalla vita?
Un sogno rimarrà sempre tale se non lo contestualizziamo in una visione concreta, se non ci fissiamo degli obiettivi e non ci poniamo nella predisposizione d’animo per raggiungerli.
La felicità non è un sogno irrealizzabile, anche dopo trent’anni.