Il meglio della vita sta in tutte quelle esperienze interessanti che ancora ci aspettano.
Oggi, mentre scrivo, è il compleanno di mia sorella, e fra tre giorni sarà il mio.
Quasi gemelle, compiamo entrambe quarantatré anni, ma ci conosciamo da ventinove, nate evidentemente da genitori diversi.
L’ho sperimentato, sulla mia pelle e con le mie lacrime, che la lotta è impari tra sangue e cuore, a favore di questo: il primo senza il secondo è solo un fluido che ci tiene in vita ma non crea legami d’amore.
Credo ci siano persone che non dobbiamo sforzarci di accogliere: sono già entrate nella nostra vita mentre non ce ne rendevamo conto. Mentre a chissà cos’altro stavamo pensando … allo stesso modo, ci sono persone che non dobbiamo sforzarci di allontanare dalla nostra vita. Di fatto sono già fuori. Anche loro, sono uscite mentre non ce ne rendevamo conto.
Ricorderò per sempre la prima volta che la vidi, svettante tra una folla di coetanei spauriti per l’ingresso verso l’età adulta: il primo giorno di liceo. E non passò troppo tempo prima che ci riconoscessimo. È bastato che mi chiedesse: “Tutto bene?” … e l’ho capito subito. Che era un’amica. Una che, a tu per tu con qualcuno a cui evidentemente nulla va bene, non ha paura di chiederlo: “Tutto bene?”. E soprattutto non ha paura di farsi carico della risposta.
Mia sorella è alta, magra e con gli occhi azzurri, bellissima.
Io no, ma lei non se n’è mai accorta.
Per noi non conta come siamo fatte esteriormente, ma chi siamo dentro: era così a quattordici anni e ancora di più lo è oggi (ma lei bellissima lo è veramente!)
Come da copione per ogni essere umano, negli anni abbiamo avuto entrambe gioie e dolori, condivisi e no, allontanamenti fisiologici e riavvicinamenti desiderati e conquistati con fiducia.
E quest’anno abbiamo deciso di prenderci due giorni interi solo per noi due, l’una completamente dedicata all’altra, “immerse nel nostro altro mondo”, come qualcuno ci ricorda da adolescenti, quando ci guardava da fuori con la sensazione che quel nostro spazio fosse impenetrabile. Ma se si fosse avvicinato ad origliare le nostre confidenze, le avrebbe scoperte molto simili a questa:
“Hai presente quando la vita che fai ti pare sì la tua, ma senza di te?”
“Come no. Quando ti pare di andare sottovuoto…”
“Sento proprio l’aria che mi manca e il corpo che si mette a galleggiare, per conto suo, dentro una specie di sacchetto. E fuori dal sacchetto tutto il mondo”.
Tutt’altro che sentirsi superiori agli altri, al massimo diverse, ognuna delle due a modo suo. E oggi non siamo tanto cambiate. Più grandi e mature, certo, e più consapevoli del nostro posto nel mondo, ma anche appesantite dalle responsabilità e un po’ disilluse: consce che la vita non riusciremo mai a dominarla davvero, e poco conta aver superato tanti ostacoli in passato. Come per lei, anche per me le paure che ho adesso sono nuove: nemmeno le capisco tutte. Le certezze sono perse.
Per il nostro compleanno desidero una breve parentesi dalla routine quotidiana, per rivivere le sensazioni di quando, dopo l’ultimo giorno di scuola, andavamo in giro per la città col motorino, col vento che ci scompigliava i capelli, finalmente libere e in vacanza, padrone di noi stesse e del nostro tempo.
Niente lavoro, niente obblighi né ansie, disconnesse e dimentiche di orologio e cellulare.
Mi piacerebbe sperimentassimo insieme qualcosa di diverso, di mai fatto o abbandonato nel tempo perché abbiamo preso troppo seriamente il dovere di diventare adulte.
Vorrei che ci sentissimo leggere e dedite a qualcosa di “meravigliosamente superfluo”, come le ho proposto oggi, felice della sua risposta: “Che bel pensiero… Anche se l’idea di superfluo stride molto con la mia indole, mi lascerò trascinare ed esplorerò volentieri con te questa faccia sconosciuta del mondo”.
Il Matto consiglia di non resistere al cambiamento e di buttarsi.
Sorella, partiamo da qui, abbandoniamoci a qualcosa di diverso e facciamo finta di crederci ai Tarocchi, almeno una volta…
Sai, il nostro di dialogo di oggi mi ha ricordato il libro di Chiara Gamberale, Per dieci minuti: Chiara, la protagonista, coglie la sfida a cimentarsi in una cosa nuova per dieci minuti, ogni giorno, per un intero mese; per vedere l’effetto che fa misurarsi con la novità, far emergere piccoli e grandi talenti ignoti, vivere nuove esperienze, guardare se stessa e la vita da altre prospettive e scoprire di essere anche altro rispetto a quanto si è sempre concessa.
Basta davvero un attimo, no? … Perché i nostri schemi emotivi e mentali, da cui l’inconscio si sente protetto e che consideriamo i confini della nostra identità, si rivelino in realtà dei limiti.
Ispiriamoci al libro, lasciamoci sorprendere anche noi e allentiamo il controllo. Chi lo sa? Magari riusciremo pure noi a ritrovare parti di noi trascurate negli anni, sarà bello riscoprirci e conoscere meglio noi stesse e l’altra.
Conoscere davvero qualcuno è qualcosa di talmente complesso, raro, fatale. Conoscere davvero qualcuno è per sempre … Insomma, si può anche evolvere, cambiare. Ma l’anima rimane quella.
Buon compleanno, mia cara.
(Chiara Gamberale, Per dieci minuti, Feltrinelli, Milano 2013)
– Post pubblicato nel blog di Accademia della Felicità il 14 settembre 2017 –